Il 14 novembre 2024, l’Associazione Imprenditori Canapa Italia (ICI), in collaborazione con Coldiretti e Filiera Italia, ha promosso l’evento “Salviamo la canapa italiana” presso Palazzo Rospigliosi a Roma. Questa giornata di confronto è stata un’importante occasione per difendere il futuro della filiera della canapa, minacciata dalle disposizioni del Ddl Sicurezza che rischiano di cancellare un comparto fondamentale per l’economia e l’occupazione.
A moderare l’evento è stato l’Amministratore Delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, il quale ha aperto il dibattito sottolineando l’importanza di trovare una soluzione condivisa per evitare l’azzeramento di una filiera che rappresenta un’eccellenza italiana, sia per la sostenibilità ambientale che per il valore aggiunto che apporta al made in Italy.
Vincenzo Gesmundo, Segretario Generale di Coldiretti, ha aperto gli interventi: “È impensabile mettere a rischio una filiera che genera ricchezza e occupazione, soprattutto in un periodo storico in cui dobbiamo promuovere soluzioni sostenibili e alternative per il nostro Paese. Chiediamo al governo di ascoltare le nostre ragioni e di non chiudere la porta al dialogo”.
Il Professor Masini, responsabile Coldiretti per Ambiente e Territorio, ha preso la parola per sottolineare il ruolo cruciale della canapa nella sostenibilità ambientale e nella rigenerazione dei terreni agricoli. Masini ha ribadito come la canapa possa rappresentare un esempio virtuoso di economia circolare, contribuendo al contrasto ai cambiamenti climatici e alla promozione di modelli produttivi ecologici.
Raffaele Desiante, Presidente di ICI, ha poi ricordato come la filiera, che comprende circa 3.000 aziende e 30.000 lavoratori, rappresentano un motore di crescita economica e innovazione, con un export pari al 95% della produzione. Desiante ha sottolineato: “Bloccare la produzione delle infiorescenze equivale a fermare il cuore della nostra attività. Chiediamo che il governo riconosca il valore economico e sociale di questo settore e dialoghi con noi per trovare soluzioni condivise”.
Il presidente di Coldiretti Liguria, Gianluca Boeri, ha ribadito il valore economico e sociale della coltivazione della canapa, evidenziando i rischi di un arresto brusco della produzione che metterebbe in crisi migliaia di famiglie e imprese.
Di particolare impatto sono stati gli interventi di due coltivatori, un rappresentante dell’ICI e uno della Coldiretti, che hanno raccontato le loro esperienze sul campo e le difficoltà che stanno affrontando la causa dell’incertezza normativa. Il coltivatore Andrea Senese di ICI ha descritto come, in pochi anni, sia riuscito a creare un’attività agricola innovativa e sostenibile, offrendo occupazione e contribuendo al rilancio del territorio rurale. Tuttavia, ha sottolineato come il blocco delle infiorescenze rappresenti un colpo mortale per la sua attività.
Il coltivatore di Coldiretti, invece, ha condiviso la sua esperienza familiare, evidenziando l’impatto devastante che un arresto delle attività potrebbe avere sulla sua azienda e sulla comunità agricola locale. Ha ribadito l’importanza di poter lavorare in un contesto normativo chiaro e stabile, che riconosce il valore delle produzioni di infiorescenze di canapa e le tuteli come un bene per l’economia italiana.
Il presidente della Commissione Agricoltura del Senato, il Sen. Luca De Carlo di Fratelli d’Italia, ha espresso la propria disponibilità ad aprire un tavolo tecnico con Coldiretti e ICI per analizzare la questione e trovare soluzioni che consentono agli agricoltori italiani di continuare la propria attività, impedendo al contemporaneo abusi della legge vigente.
Ho concluso gli interventi Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti, evidenziando con forza la necessità di una concertazione urgente tra le parti per tutelare un settore che rappresenta un’eccellenza italiana. “La filiera della canapa industriale non è solo una nicchia produttiva, ma una vera e propria leva strategica per il rilancio della nostra agricoltura e per una transizione sostenibile. Parliamo di una coltura che ha dimostrato capacità di innovazione, sostenibilità e un alto valore aggiunto per le nostre produzioni agricole. Non possiamo accettare che venga bloccata per ragioni ideologiche o basate su una percezione distorta della realtà.”
Prandini ha poi sottolineato l’impatto economico e sociale che il settore ha sul territorio: “Questo comparto genera migliaia di posti di lavoro, con una grande partecipazione di giovani e una capacità unica di rigenerare i territori rurali. chiudere la filiera della canapa significherebbe non solo distruggere un pezzo della nostra economia, ma anche negare opportunità di sviluppo sostenibile e innovativo Chiediamo al governo di ascoltarci, di comprendere il valore che portiamo al sistema produttivo italiano e di creare condizioni favorevoli per la crescita della filiera, piuttosto che bloccarla.”
Infine, il Presidente di Coldiretti ha fatto un appello diretto alle istituzioni: “Non possiamo consentire che venga compromesso il lavoro di migliaia di imprenditori agricoli che, con sacrificio e passione, hanno creduto nel potenziale della canapa. La nostra richiesta è chiara: vogliamo un dialogo costruttivo per garantire una normativa chiara, stabile e in grado di promuovere l’innovazione, la sostenibilità e la competitività del settore Il futuro della canapa è il futuro di un’agricoltura moderna e sostenibile, che non può essere soffocata da miopi normativi e restrittivo.
Di seguito l’intervento completo del Presidente Desiante.
Buongiorno a tutti. Vorrei innanzitutto ringraziare Filiera Italia e Coldiretti, nelle persone dell’amministratore delegato Scordamaglia, del Presidente Prandini, del Segretario generale Gesmundo e del Prof.Masini, per aver organizzato questo importante evento e per il costante sostegno che offrono alla filiera della canapa industriale, soprattutto in questo momento così delicato e rischioso per il nostro settore. Un ringraziamento speciale va anche al presidente della Commissione Agricoltura, il Senatore De Carlo, per la sua presenza e attenzione.
La filiera della canapa industriale è cresciuta e si è consolidata negli anni, passando da essere una realtà marginale a un settore di riferimento nel panorama agroindustriale italiano. Oggi la canapa industriale rappresenta non solo un’opportunità di sviluppo economico ed occupazionale, ma anche una risposta concreta alle sfide ambientali che il nostro Paese e il mondo intero stanno affrontando. Grazie al lavoro di migliaia di imprenditori, agricoltori e professionisti, la filiera ha costruito una reputazione di eccellenza e innovazione, riconosciuta a livello internazionale.
Parlando di numeri, la nostra filiera conta circa 3.000 aziende, con oltre 30.000 operatori tra stabili e stagionali. Il volume d’affari complessivo supera i 500 milioni di euro, con il 95% della produzione destinata all’esportazione. Sono numeri importanti considerando che questa filiera è rinata solo nel 2016 dopo uno stop durato decenni. È anche importante sottolineare il contributo dei giovani: la maggior parte degli operatori e degli amministratori delle nostre aziende ha meno di 35 anni, a differenza delle altre filiere agricole, dimostrando come questo settore sia un volano per l’occupazione giovanile e per l’innovazione in agricoltura.
Secondo le proiezioni, il mercato globale della canapa industriale dovrebbe crescere dai 6,8 miliardi di dollari del 2022 a 18,1 miliardi di dollari entro il 2027, registrando un tasso di crescita annuale composto del 21,6%. Se l’Italia manterrà il suo attuale tasso di crescita, il nostro settore potrebbe raggiungere un volume d’affari di oltre 1 miliardo di euro nei prossimi cinque anni. Tale crescita porterebbe anche alla creazione di numerosi nuovi posti di lavoro, con una stima di almeno 10.000 nuovi occupati entro il 2029. Tuttavia, l’entrata in vigore dell’Articolo 18 rischia di escludere le imprese italiane da questa crescita esponenziale, impedendo loro di assumere una posizione di leadership nel mercato internazionale.
L’Articolo 18 del disegno di legge sulla sicurezza solleva preoccupazioni gravi, ma infondate. La canapa industriale è priva di qualsiasi efficacia drogante e non è destinata alla produzione di sostanze stupefacenti. Siamo impegnati esclusivamente nella coltivazione e trasformazione di un ventaglio di varietà iscritte al catalogo europeo, tutte al di sotto dello 0,3% di THC, non generando alcun rischio per la salute pubblica, come ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica in materia. Inoltre, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che nessuno Stato membro può vietare la libera circolazione dei prodotti derivati dalla canapa industriale in ossequio al principio comunitario del libero scambio. Pertanto, questo provvedimento non impedirà il consumo interno di tali prodotti, ma penalizzerà le aziende italiane a favore di quelle estere, che acquisiranno quote di mercato sia a livello nazionale che europeo attualmente detenute dalle aziende italiane.
Dal punto di vista botanico, la pianta di canapa produce naturalmente le infiorescenze, indipendentemente dalle finalità per cui viene coltivata, sia che si tratti di seme, fibra o altro. Limitare o vietare le attività legate alle infiorescenze significa minare la sostenibilità economica dell’intera filiera della canapa industriale che lavora con rigore e trasparenza.
In un momento così difficile per l’intera economia nazionale, lo Stato dovrebbe incentivare e accompagnare un settore produttivo capace di aumentare esponenzialmente, anno dopo anno, il proprio volume d’affari. Proprio mentre si discute di legge di stabilità e si chiedono sacrifici a tutti i cittadini, è paradossale che lo Stato voglia privarsi di circa 150 milioni di euro di gettito fiscale generato dal nostro settore, aggiungendo al contempo un ulteriore onere alla spesa pubblica per il sostentamento degli operatori, e delle loro famiglie, che inevitabilmente perderanno il lavoro con l’entrata in vigore di questo provvedimento. In aggiunta al costo sociale, se l’Articolo 18 verrà approvato, saremo costretti ad avanzare una richiesta di risarcimento allo Stato per i danni subiti. Abbiamo investito ingenti capitali, spesso di portata milionaria, confidando nel rispetto dello Stato di diritto e nelle garanzie fornite dal quadro normativo vigente.
Infine, rivolgiamo un appello al Governo e al Parlamento affinché si possa riconsiderare il testo del provvedimento. Se non sarà possibile modificare o sopprimere l’articolo 18 e quindi salvare una filiera produttiva consolidata e promettente, chiediamo perlomeno di prevedere un’entrata in vigore differita al 1° gennaio 2026, per consentire alle aziende di riorganizzarsi, riconvertire le attività e smaltire gli stock dell’annata agricola appena conclusa.